mercoledì 15 maggio 2013

Quando l'acrilico racconta dimensioni esistenziali. Paesaggi urbani e inserimenti umani di Chiara Smirne


Martedì, 14 Maggio 2013 Ilaria Guidantoni

Paesaggi urbani che ricordano la pittura metafisica ma insieme al rigore si introducono volti ed elementi umani abnormi, proporzioni oniriche e visioni esistenziali. Le tinte accese dell’acrilico, la matericità della stesura del colore definiscono la versatilità della pittura di questa artista alla ricerca di una dimensione esistenziale che raccolga l’universo in un rimando tra interiorità e proiezione: pensiero, parola e visione. Non è un caso che Chiara si sia avvicinata alla scrittura oltre che alla pittura con un percorso intrecciato dove il respiro della cultura classica e lo studio della storia della pittura e dell’arte in generale si fondono con quella dimensione tradizionale della ‘artigianalità dell’artista e della sperimentazione tecnica.

Abbiamo incontrato Chiara Smirne alla vigilia della sua prima esposizione personale, a Milano, un momento di grande emozione e di tensione, un inizio ma anche un traguardo. Questa occasione è nata dal fatto che l’artista ha vinto il concorso internazionale di arte contemporanea, ArtGallery, giunto alla terza edizione nel 2012, per il quale è stata selezionata da Stefano Cortina. L’opera vincitrice tra l’altro è quella dell’invito dell’esposizione. Un risultato inaspettato per lei che aveva ricominciato a dipingere nel 2010 e che poi ha incontrato il Gallerista che l’ha stimolata a produrre. Per una personale occorrono almeno 15 opere le ha detto. Questo Chiara lo sapeva già e in effetti ne aveva sì e no dieci. Non si è data per vinta e dalla scorsa estate ha lavorato senza sosta tanto che ha aperto la mostra il 14 maggio con 17 opere. “Un tour de force – mi ha confessato – durante il quale ho cambiato anche in parte il mio punto di vista”.

Cosa racconta questa esposizione?
“Per lo più paesaggi urbani che sono la mia tematica centrale anche se ci sono almeno cinque opere nelle quali l’elemento umano, come un’inserzione, diventa fondamentale e si dilata nelle proporzioni, fuori da ogni realismo, per diventare elemento simbolico”. 

L'intervista integrale su Saltinaria.it


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